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La Collezione d’Arte
Franco Asco
Estasi
Bronzo cm 45 x 20 x 17

 

Lo scultore Francesco Atschko, italianizzato dopo il 1929 in Asco, fu tra i protagonisti della scultura triestina del Novecento. Dotato di grande senso del mestiere e formatosi a Venezia, non poté che fare il suo esordio e cimentarsi, tra anni Venti e Trenta, con la ritrattistica ufficiale, al pari del collega Marcello Mascherini con il quale condivise pure lo studio per un breve periodo. E in questo senso sono ben quattro le prove in bronzo che la Fondazione possiede dello scultore; due ritratti in medaglione raffiguranti Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini realizzati nel 1934 e due busti degli stessi portati a termine l’anno seguente, nel 1935. Sono opere, al di là dell’interesse storico, che evidenziano la grande pratica di ritrattista dell’Asco giovanile, richiesto anche dalla nobiltà italiana dell’epoca per quel grado di verismo introspettivo e delicato. Di ben altra importanza sono le due opere realizzate in prossimità della famosa mostra che egli tenne alla Galleria Trieste nel 1949 quando, in aperta polemica ma anche in un dialogo complesso con l’arte contemporanea, Asco presentò una serie di lavori di primo piano nella sua produzione. Tali sono Estasi, datata proprio al 1949 e l’Incontro mistico fra Santa Caterina e San Francesco. Per descriverle, affidiamoci alle parole dello scrittore Elio Predonzani, scelto dallo stesso Asco per introdurre le opere presenti a quell’esposizione: “L’Artista si vale, come si vede, di temi adusati, anzi abusati, per le figurazioni dei suoi momenti psicologici. E poiché volentieri l’arte del tempo nostro viaggia nell’estremo oriente, segue le carovane nelle terre d’Africa, entra nella grotta di Altamira, eccolo a pensare una Estasi egiziana. Chi le si porrà davanti dirà che lo Scultore è placato. Lo dirà incamminato verso una forma che è classica ed è astratta, che è equilibrata, statuaria e letteraria insieme. Letteraria, perché l’Egitto ci vive persino nella stilizzazione degli avambracci.” così pure per l’altra opera: “L’idea delle linee, dell’equilibrio tra il reale della natura e il reale dello spirito, gli suggerisce un Incontro mistico tra Santa Caterina da Siena e San Francesco d’Assisi condotto quasi senza rilievo, in veste di composizione, con accenti arcaici, specie nella posizione delle mani. All’ombra dell’enorme croce si sono incontrati i due poli della bontà umana. Ecco la dichiarazione d’amore mistico che dovrebbe farsi l’umanità. Il nostro sguardo si ferma alla violenza espressiva del volto di San Francesco e pensiamo al lottatore ch’egli era stato, negli agoni della vita edonistica, prima di farsi “Poverello di Cristo”. Nella donna l’espressività piú accentuata dei viso si risolverà in gentilezza di tratto. (La voce di Asco che da lungo tempo non avevo piú udito interloquire, si leva improvvisa ad avvertirmi: oltre a quel che avete detto, ponete mente alla necessità di prevedere nell’argilla la materia in cui la vostra opera sarà realizzata domani. In San Francesco ho voluto dar saggio d’una tecnica che si presti al bronzo, in Santa Caterina ho pensato alla pietra. Domani bisognerà ritornare sull’uno o sull’altro)”.

Al 1961 appartiene invece una delle opere pittoriche che espose a Milano, sua città d’adozione. Un acrilico dal già esplicativo titolo di Materia in evoluzione, come ci spiega Asco stesso “…un brulicare di presenze indistinte che annaspano verso una forma non ancora raggiunta, il senso di una materia primordiale in sviluppo nello spazio.”

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