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La Collezione d’Arte
Dyalma Stultus
Bagnante
Olio su tavola, cm 69 x 58,4

Per ripercorrere la vicenda artistica di Dyalma Stultus, le opere custodite presso le collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste rappresentano un nucleo imprescindibile. A cominciare da La fiaba o Il maestro, opera del 1934 esposta, nello stesso anno, alla VIII Mostra d’Arte del Sindacato Interprovinciale delle Belle Arti della Venezia Giulia di Trieste; un racconto di vita popolare maturato, come deduciamo dagli scritti autobiografici del pittore, in un paesetto del Carso o del Goriziano, tuttavia scaltramente mutuato, in termini stilistici, dalla conoscenza delle opere di Felice Carena. L’importante lavoro, dato passato inosservato, venne esposto a Torino ma anche a Venezia nel 1935 alla prestigiosa Mostra dei quarant’anni della Biennale Internazionale d’Arte. Madonna o Madonnina, titolo con la quale venne esposta alla Mostra d’Arte Sacra di Trieste nel 1948, è una tavola dalle evidenti costruzioni formali neo-quattrocentesche; venne realizzata, infatti, come riportato a tergo, a Firenze. Delicatissima, sia nel racconto che nella resa, per quella manica che gonfiata assorbe luce e tonalità che vanno dal blu all’azzurro passando al bianco, la apparenta alla documentata Bagnante, di una innocenza pudica. Diverse, meno interessanti in termini stilistici, le opere degli anni Cinquanta, hanno il pregio di documentarci su un’attività non così conosciuta di Dyalma Stultus. Si tratta di due bozzetti risalenti al 1954 finalizzati per un’opera sacra da compiere, probabilmente, ad affresco e raffigurante un’Adorazione dei Pastori, come era prassi dell’artista all’epoca che ritornava su temi già sviluppati tra anni Trenta e Quaranta; mentre per dimensione e soluzione pittorica colpisce il grande olio raffigurante il pittore intento a ritrarre una serie di comparse (tra le quali in primo piano una delle figlie) in un paesaggio, dopo una raccolta di frutti. E’ evidente che si tratti di una tela da leggere in pendant con la Raccolta delle mele (Trieste, Assicurazioni Generali) firmata e datata al 1954, dove le stesse figure si presentano nel dipinto anche della Fondazione. Effettivamente, come notato da Giorgio Di Genova forse con troppa severità, Stultus in questa fase “fa divenire cifra ripetitiva questi modi pittorici, che così si superficializzano e perdono in pregnanza”. A pensarci però, una Portatrice di frutta del pittore era già stata vista nel 1938.

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