Achille Beltrame è noto soprattutto per il grande lavoro di illustratore alla Domenica del Corriere, Achille Beltrame immortalò con grande dovizia di particolari, anche in pittura e utilizzando con lucida capacità il mezzo fotografico, gli eventi della Grande Guerra. Di squisita fattura, da autentico pittore-reporter, appaiono le due preziose opere della Fondazione; infatti, rispetto a colleghi del calibro di Giulio Aristide Sartorio (che al fronte sul Carso ci andò davvero) o del giuliano Italico Brass, la sua pittura risulta al contempo atmosferica ma oggettiva in termini quasi maniacali, dove la descrizione degli eventi viene caricata da un forte pathos emotivo, e anche certa ineludibile retorica. La tavola Cima di Col Bricon caratterizzata da un taglio compositivo ardito, tanto da far venire le vertigini all’osservatore per una delle vette più “sanguinose” della Grande Guerra – dominata dalle truppe austro-ungariche sino al luglio del 1916, ovvero sino a quando il tredicesimo reggimento dei bersaglieri riuscì ad impadronirsene –. Il Monte Pasubio, titolata a tergo, vuole consegnarci la sensazione di entrare al seguito del manipolo dei militari in uno dei teatri più cruenti della Guerra (è bene ricordare, tredicimila le vittime da ambo le parti). Nonostante fosse spesso costretto ad una descrizione agiografica degli eventi, l’artista consegna le due località montane, teatri di guerra, con precisione da storico.
La Collezione d’Arte

Achille Beltrame
Cima di Col Bricon
Olio su tavola, cm 65 x 45