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La Collezione d’Arte
Edoardo Devetta
Paesaggio marino
Olio su tavola, cm 50 x 70

Illuminato dall’incontro con Fiorenzo Tomea, avvenuto a Udine nel 1940 assolvendo ai doveri del servizio militare, Devetta sceglie di dedicare la propria esistenza alla pittura. Nel 1942 fa il suo esordio alla XVI Esposizione del Sindacato Interprovinciale Fascista delle Belle Arti di Trieste, legandosi a pittori quali Anzil, De Cillia, Daneo e Righi, che gli forniscono consigli, dati e informazioni su come muovere i primi passi nel mondo dell’arte. E’ così che inizia una prolifica attività espositiva che lo porta, con successo, alle varie mostre nazionali come alla X Biennale d’Arte Triveneta del 1953 a Padova dove, tra i paesaggi, espone con ogni probabilità pure questo Paesaggio al chiaro di luna, che risente della pittura naturalista di De Cillia ma sceglie un registro più sognante che perora la causa di Marchiori, piuttosto polemico nell’introduzione, come “un momento del vedutismo lagunare ed extralagunare, determinatosi come ritorno alla spontaneità e alla naturalezza dell’impressione immediata” e per il pittore triestino, Arturo Marzano nota “bei colori velati e vellutati”. Devetta che, poco prima, nel marzo del 1953 era stato accostato a Bergagna per una “rinuncia ad impostare un problema plastico puntando sulla componente cromatica”, come informava la pagina dedicata alla Pittura a Trieste dell’autorevole rivista milanese “Le Arti”. Il suo nome entra nel volume Cinque pittori triestini (con lui, Romeo Daneo, Tiziano Perizi, Dino Predonzani e Federico Righi) edito a Firenze da Vallecchi nel 1954.

Del 1960 è Paesaggio, uno dei “suoi paesaggi campestri, marini e urbani, nell’agglomerarsi a volte vertiginoso delle sue case e casette, nelle sue figure e nature morte ritroviamo la versione pittorica di un mondo singolare e suggestivo…” come scrive Luciano Budigna alla personale di Devetta nell’ottobre di quell’anno a Milano negli spazi del Centro Artistico San Babila. I raffronti sono molteplici, ma è Marco Valsecchi che, con intelligenza recensendo la mostra per Il Giorno, scorge una riproposizione, su tela, delle poesie di Virgilio Giotti.

Il Vaso di fiori, invece, è soggetto tra i più cari del pittore, specie nella maturità, che lo avvicina ai fauvisti locali più delicati e attenti ad un tonalismo pacato, per poi aprirsi ad un espressionismo più forte, alla Cassinari; in questo caso, le armonie matissiane, prevalgono.

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