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La Collezione d’Arte
Mario Lannes
Villetta solitaria
Olio su tavola, cm 70 x 100

La Lettura di Mario Lannes venne esposto nel 1939 in occasione della XIII Sindacale di Trieste, esposizioni promosse in tutta la nazione dal Sindacato belle arti nel periodo compreso fra le due guerre.

Si tratta quindi di un quadro molto significativo all’interno della carriera dell’autore, soprattutto quale esempio dell’influenza che ebbe l’opera di Renoir nella pittura di Lannes.

A ricordo di alcuni tra i più bei ritratti femminili realizzati dal francese nell’ultimo quarto dell’Ottocento, il dipinto dell’artista triestino ci mostra una donna leggiadramente appoggiata ad una finestra aperta, dalla quale possiamo scorgere un rigoglioso bosco dalle folte chiome realizzate con rapide pennellate di verde. La donna appare immersa nella lettura di un libro a noi ignoto, con un’espressione di serenità nel volto e le guance lievemente arrossate.

I capelli raccolti, con leggeri riflessi di luce, l’abito blu con uno sbuffo bianco sul petto e vivaci decorazioni floreali, l’aria posata, il vaso di fiori sulla destra: tutto è pensato per restituire un semplice affresco di una scena di vita e di raccoglimento quotidiani. Questo tema viene interpretata da Lannes, con uno spiccato gusto neoimpressionista che contribuì alla fortuna del pittore. Il dipinto venne infatti accolto con grande entusiasmo all’epoca, richiamando l’attenzione di importanti critici italiani.

Ben diversi, invece, sono i quadri di paesaggio dello stesso autore, tema a lui molto caro, di cui due esempi furono esposti assieme a La Lettura nel 1939.

La Fondazione possiede un cospicuo numero di questi paesaggi, come avete potuto notare all’inizio di questa mostra anche con il Paesaggio carsico del 1953.

Realizzati tutti in un arco compreso tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, possiamo notare una certa unità stilistica nel trattamento di questo soggetto nel corso del tempo. Ad un uso del colore più compatto, Lannes alterna talvolta soluzioni più movimentate e una stesura del colore meno rigida.

Nel dipinto Paesaggio, esposto in questa sala, possiamo notare come il pennello sia stato usato dall’artista in maniera molto dinamica, stendendo il colore per filamenti. Ne risulta una suggestiva visione molto ravvicinata di uno scorcio boscoso, scandito sulla tela dalle vertiginose e sottili linee dei tronchi, dei quali non vediamo la fine e che impediscono al nostro occhio di scorgere il cielo.

Molto differenti, invece, le altre due opere qui esposte, Villetta solitaria e Paesaggio nei pressi di Opicina, nei quali il pittore sceglie di regalarci delle visioni ben più distanziate e ampie di vedute della campagna triestina. In entrambi i casi, il cielo, con le sue variazioni atmosferiche, occupa l’intera metà superiore delle composizioni, lasciando poi lo spazio a più o meno fitte zone alberate, da cui possiamo scorgere in lontananza piccole abitazioni e villette, uniche testimonianze della presenza dell’uomo in queste distese verdi.

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